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Ikea, una visione differente
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- Pubblicato Lunedì, 30 Maggio 2016 09:12
Luigi Di Lello, dopo la notizia di Ikea ad Arese, torna sulla questione del mega centro commerciale tra Cerro e Rescaldina
Partiamo da quello che noi cittadini sappiamo.
Sappiamo che IKEA aveva espresso la volontà di realizzare il suo store nell’area tra Cerro e Rescaldina e di realizzarvi, a ridosso, una grossa area commerciale.
Sappiamo che il comune di Rescaldina, qualche mese fa si è sfilata dal progetto, così come promesso dalla giunta Cattaneo, già in fase di campagna elettorale.
Sappiamo che Regione Lombardia, seppur dentro l’accordo di programma, ha approvato una legge regionale per ridurre il consumo di suolo a vantaggio del recupero delle molteplici aree industriali oggi dismesse.
Sappiamo che Regione Lombardia ha interesse nel recuperare l’area dismessa ex Alfa Romeo ad Arese come tante altre dislocate nella provincia di Milano.
Sappiamo che proprio su quota parte dell’area ex Alfa di Arese, è sorto e si è aperto, poche settimane orsono, il più grosso centro commerciale d’Europa
Sappiamo che IKEA, dopo l’uscita del Comune di Rescaldina dal progetto dichiara che sarebbe andata avanti lo stesso, con un’opera in tono minore, solo nel comune di Cerro ma oggi sappiamo che verso la fine del mese di Aprile escono sui giornali dichiarazioni che danno per avviata una trattativa per spostare lo store di IKEA da Cerro al comparto ex Alfa di Arese dove è sorto in nuovo centro commerciale.
Questo è quello che sappiamo. Ora possiamo fare delle considerazioni e fare delle deduzioni…
La prima considerazione è che, fino ad ora gli store IKEA sorgono inseriti in contesti commerciali avviati e con la presenza di altri importanti marchi della Grande Distribuzione Organizzata.
A Corsico all’interno del parco commerciale di Corsico con altri marchi quali Esselunga, Leroy Merlin, Decathlon, Unieuro e Maisons du Monde.
A San Giuliano, nelle vicinanze del Centro Commerciale Le Cupole ed Euronics.
A Carugate nei pressi del Centro commerciale Carosello, Carrefour e ancora Leroy Merlin.
Pertanto IKEA si è sempre insediata in aree commerciali, ben strutturare, già in parte urbanizzate, sfruttando anche l’indotto di clientela di altri spazi commerciali.
IKEA non ha mai realizzato, per quanto ne sappia io, Centri Commerciali completi dei quali dover gestire, di proprio pugno, le gallerie commerciali, le affittanze, le vendite di spazi, la realizzazione di bar, negozi, aree food e nei quali dover gestire le licenze, le organizzazione di eventi, i cambi di marchi commerciali ecc... ecc…
Questa, di norma, è una prerogativa di altri marchi, solitamente legati al settore alimentare, come Auchan, IPER, COOP, CARREFOUR… Sappiamo anche che tutti i grossi marchi, avendo la necessità di far utili, hanno giustamente la necessità di introitare molto e spendere poco e per farlo spesso adottano strategie di mercato e strategie territoriali che puntano proprio a questo, partendo dalla riduzione dei costi nell’acquisizione delle aree agli oneri per l’edificazione.
Alla luce di tutto sopra mi chiedo e vi chiedo…
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Se voi foste il Sig. IKEA, avreste puntato tutto su un’area dove realizzare una intera galleria commerciale da gestire, realizzandone anche le urbanizzazioni e le viabilità, avendo contro uno dei comuni di insediamento e dovendo battere le reticenze della Regione in tema di consumo di suolo o avreste puntato su un’area già urbanizzata, in cui è in realizzazione il più grande centro commerciale d’Europa, con viabilità già costruite per Expo e su un area che Regione Lombardia ha interesse a recuperare?
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Se voi foste il Sig. IKEA non avreste cercato di ottenere il prezzo di ingresso più consono (basso) possibile in quell’area dismessa ed urbanizzata, già pronta per accogliervi ed avreste realizzato li il vostro mega store?
Se io fossi il Sig. IKEA avrei fatto esattamente questo!!!
Ed eccoci alla conclusione, la VISIONE DIFFERENTE, forse IKEA non ha mai avuto realmente intenzione di aprire e costruire nell’area CERRO/RESCALDINA, probabilmente e giustamente, lavorava su più fronti per ottenere una collocazione più consona possibile, all’incrocio tra le principali vie di collegamento tra Como, Varese e Milano considerando l’area di Arese più consona di quella di Cerro/Rescaldina, meno onerosa di quella di Cerro/Rescaldina e di più immediata disponibilità rispetto a quella di Cerro/Rescaldina.
Ora che, piano piano, le carte si stanno scoprendo e il quadro è un po’ più limpido, noi cittadini di Rescaldina, se anche fossimo anche stati tutti favorevoli all’insediamento di IKEA, uscendone prima, ci siamo evitati, forse inconsapevolmente, una sonora delusione.
Tempo fa ho seguito e interagito in una lunga discussione su Facebook proprio sull’argomento IKEA, chi era favorevole, chi contrario, chi diceva che avrebbe portato posti di lavoro, chi che ne avrebbe fatti perdere; ma alla fine, a seguito di tutti i ragionamenti sopra espressi, non è che invece di interrogarsi sull’opportunità o meno di avere un’IKEA, UN IPER o UN CARREFOUR in più dietro l’angolo, non ci si debba interrogare su cosa realmente queste multinazionali portano di positivo e di concreto, nel lungo periodo, alla nostra comunità e che cosa invece ci portano via in tema di territorio, di maggior traffico, aumento di inquinamento e chiusura del piccolo commercio e del piccolo artigianato, speculando sulle nostre debolezze immediate, sulle nostre necessità di lavoro e di cassa, spero inconsapevoli delle macerie che, con il tempo, rischiano di lasciarsi dietro? Le esperienze di centri commerciali chiusi, abbandonati o in via di dismissione, su cui i comuni dovrebbero investire milioni e milioni per recuperare aree altrimenti perse per sempre sono molteplici, in tutta Italia, qualcuna anche vicino a noi e temo, in futuro, ce ne saranno anche altre, come sta succedendo già negli Stati Uniti che sono solitamente precursori degli andamenti socio/economici del vecchio continente.
Iniziamo tutti ad entrare nell’ordine di idee, che non è solo la multinazionale che viene ad investire nel nostro territorio a portarci qualche cosa; ma che siamo soprattutto noi cittadini che, lasciandogli territorio, andando a fare da loro i nostri acquisti ed affollando le loro gallerie portiamo a loro i guadagni di cui necessitano per continuare ad investire e da qui ripartiamo nel prossimo futuro quando qualcun altro verrà da noi e ci chiederà di poter realizzare qui i propri “investimenti”.
Luigi Di Lello
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